sabato 22 ottobre 2011

Aracne

Nella mitologia greca, quando in una storia succedono cose particolarmente avventurose o tristi ai protagonisti, alla fine come per ricompensa, gli dei si impietosiscono e trasformano sempre i personaggi in cose bellissime...costellazioni, rupi, alberi, delfini o uccelli.

Ed è così che gli amanti, le madri, le spose, restano uniti per sempre.

A volte vorrei che gli dei trasformassero anche me.

Una costellazione sarebbe troppo, non pretendo tanto...mi basterebbe anche un ragno, come Aracne.

Perchè sono più ragno che stella.

Entrerei non veduto, tra le mura della tua casa, dormirei nelle tue tasche.

Filerei una piccola ragnatela, sottile ma resistente, che scintilla nei giorni di pioggia.

Grande abbastanza da ospitare anche te, nel caso chiedessi agli dei di diventare un ragno come me. Potremmo nasconderci tra le piaghe rugose della corteccia di un ulivo, quando il vento cambia o la pioggia diventa neve.

Non so quanto vivono i ragni, ma poco importa: a noi, alla fine, sarà sembrata una vita lunghissima e piena, la più bella che potessimo desiderare.

venerdì 21 ottobre 2011

Inchino


Dall'ultimo concerto di Andrea Parodi.
Cagliari, 22-09-'06

lunedì 17 ottobre 2011

I capponi di Renzo

Apro una parentesi abbastanza frettolosa, dopo un'illuminante lezione all'università e sulla scia dei fatti di sabato pomeriggio a Roma, di cui mi sono ampiamente sfogata nel post precedente.
Leggendo il III capitolo de I Promessi Sposi, il senso pratico del personaggio di Agnese è racchiuso in due o tre affermazioni proverbiali, contestate stamattina dal professore durante la lezione. Ad un certo punto, si legge:

Sentite, figliuoli; date retta a me, (...)

io son venuta al mondo prima di voi;

e il mondo lo conosco un poco.

A. Manzoni, I Promessi Sposi, Cap III, Vv. 68-70.


Il mio professore leva gli occhi, ci guarda un momento e poi, come fa sempre quando non si capisce se sembra che pensi o parli, a voce bassa e guardando un punto imprecisato in lontananza, dice piano: " Questa cosa che i vecchi sanno tutto poi...non è vera. E' come se io, a 66 anni, vi dicessi di darmi sempre retta solo perchè sono più vecchio di voi, quando non so nulla in realtà. Voi sapete cose che io non so. I giovani sanno cose che i vecchi non sanno. Ma già...che parlo a fare, quando qui si arriva ad avere il potere solo perchè hai 80 anni ".


Punto. Grande lezione d'umiltà e di saggezza.


Seconda parte.


Arrivati al punto dei poveri capponi legati insieme a testa in giù, che Renzo porta con sè per offrirli ad Azzeccagarbugli, si legge:



E faceva balzare quelle quattro teste spenzolate,

le quali intanto s'ingegnavano a beccarsi l'una con l'altra,

come accade troppo sovente tra compagni di sventura.



E cosa mai è accaduto sabato, se non una guerriglia stupida tra animali da macello, che invece d'esser compagni hanno pensato bene di beccarsi tra loro?


Letteratura viva, psicologia, storia dell'umanità.
Italiani come i capponi di Renzo.
Grazie di cuore al prof. Longo per questi spunti illuminanti.









domenica 16 ottobre 2011

Piazza S. Giovanni..."di dolore ostello".







E ad un tratto, il fumo nero e denso che pare originarsi per somiglianza di tonalità dai sampietrini che avvolgono da basso la piazza, si fa tanto corporeo da diventare come una cortina spessa di piombo, su cui la telecamera del tuo occhio vigile si ferma e lì resta, immobile.


Oltre al danno (una laurea da incorniciare che mi incorona Intellettuale Soddisfatta...poi, soddisfatta di che non lo so, ma non mi va di aprire un'intera digressione sulla merda che circola nelle Università italiane), la beffa, la frustrazione e l'immane RODIMENTO DI CULO, per aver beccato lacrimogeni gratis e rischiato una linciata a causa di teppistelli forti di una tracotante violenza, che, evidentemente, di lavoro e sacrifici non sanno niente (bruciagliela, la macchina, al tuo papà...poi vediamo se ti viene ancora la voglia di giocare al proletario incazzato!).

E, mentre strappano e bruciano un tricolore, si fanno fotografare pure con la maschera di V per Vendetta: a parte l'ignoranza fonda come un pozzo artesiano profondo chilometri sottoterra che è racchiusa in un gesto così sporco e perfettamente coincidente con i propositi del più ottuso padano leghista del cazzo (perchè c'è gente che per fare quel tricolore - fare, ho detto FARE!!! - c'ha buttato il sangue, ha fatto guerre e guerriglie che ci hanno permesso di diventare una nazione, ed affrancarci da quell'ostello di dolore di cui parlava Dante nel VI canto del Purgatorio); in più, la sciolta e disinibita consapevolezza di indossare una maschera che richiama ad un film in cui la rivoluzione è stata fatta facendo saltare in aria il Parlamento inglese, mirando al cuore del potere, ripristinando i cardini della società civile andando direttamente alla soluzione del problema.

Il punto é: stai facendo il rivoluzionario, inneggi a Guy Fawkes, William Wallace o chi ti pare? E allora, da bravo, ti dirigi a Montecitorio e ci piazzi una bella bomba. Fucilate a tuo rischio e pericolo, ma è così che si fa la guerra.

La solita Italia di vandali e vandalismi, la solita voce di piazza (rinforzata dai veleni manipolati delle quattro ordinarie testate giornalistiche che non informano ma accusano) che contamina una manifestazione oltre che pacifica, giusta e quant'altro, di livello globale, di esasperazione collettiva, di famiglie ed anziani che non arrivano con stipendi e pensione a fine mese, di giovani senza lavoro che giocano a battaglia navale con la pergamena di laurea.

Poi logico, a completare il tutto, arriva il solito stronzo borghesotto con lo scooter che abità là sotto, a dire, con l'aria di uno che è stato disturbato da troppo clamore mentre era sulla tazza del cesso: "Ancora co' 'ste manifestazioni, ma non avete capito che non cambia un cazzo, che le cose vanno come vogliono loro? Ma pensate a voi stessi!". Certo, perchè se ora navighiamo in un mare di escrementi, la colpa è di chi ha pensato a sè, di chi dice: "Eh, tu sei la classica persona che sputa nel piatto dove mangia", di chi ha considerato il paese in cui vive un PIATTO DOVE MANGIARE E BASTA. Anzi, un piatto è troppo. Una ciotola per cani. Una mangiatoia.

Ieri io ho avuto paura. Non solo per la tensione che tagliava l'aria come un coltello, ma anche per il fatto di aver sprecato un'occasione, un pomeriggio. Invece, a pensarci bene, lo rifarei. Non è cambiato niente, ma il mio dissenso perchè starò a casa fino a trent'anni mi distingue dal signorotto col Woolrich che scende sotto casa infastidito, perchè la Tv è una bomba a mano che vomita veline ingravidate (sì, come le vacche da riproduzione e basta) dal primo calciatore o presidente di turno (e basta con la stronzata del "Eh, ma se quella è una bella ragazza...si vede che se lo può permettere!" Cosa, si può permettere cosa, cristosanto, di usare il fatto che sia una FEMMINA per ghermire, come i falchi, milioni di euro al mese, quando ci sono altre FEMMINE che non hanno i soldi per pagare neanche l'affitto di una stanza?), e perchè, cosa ancora più grave, gli universitari ed i giovani in generale, non ripiegano più sulle proprie passioni, ma sulla facoltà che offra sbocchi lavorativi proficui, redditizi, produttivi...e soldi, soldi, soldi, che trionfano pure sull'individualità di ognuno...ma è una storia vecchia come il mondo.

A me resta, oggi, la mia letteratura a consolarmi, perchè parla dell'uomo. Anzi, dell'Uomo.

P.S.

Ah Dante, avevi ragione tu:



Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!


Purgatorio, Canto VI, Vv. 76-78