mercoledì 19 dicembre 2012

The dark side of the EARTH (Perchè ogni fine del mondo è sempre poetica)

Sabbia.
Terra d'argento e bianca scivola sotto i miei piedi.
Sono atterrata su queste rocce di cristallo, tra monti di creste grigie che si confondono con le stelle del grande cielo nero.
Qui è sempre notte. Una lunga notte senza confini, che si specchia nel suolo di latte. Cerco la luna, ma non c'è. A volte però, riesco a vedere il sole che tramonta, ed è bello come l'altro pianeta azzurro che emerge dalle ombre. Non so come si chiami, ma è luminoso e dolce come la luce bianca che emanano questi piccoli sassolini scintillanti. Il pianeta azzurro è la mia luna nel cielo: maestoso tra le stelle, immobile, muto, nascosto tra le pieghe della notte come un gioiello turchese tra i capelli della grande Dea Madre. L'altra metà sospesa nell'abisso si nutre della tenebra profonda, da qui è facile vederlo: da qui si vede ogni cosa con occhio puro e lucente, le danze dei pianeti, i giri delle comete, un universo intero che ormai mi fa da tetto.
Chissà chi popola quel pianeta, quali esseri, angeli o mostri...o se è semplicemente deserto come questo, perlaceo e silenzioso che però ha nome delicato e musicale come nessun altro corpo celeste.
Questa è la mia terra. L'altro, lontano, che dorme circondato dalla luce è la mia luna. 
Un giorno saprò, forse, cosa c'è dietro quella parte oscura e nascosta, che conserva nell'ombra e mai mostra, come perla incastonata nell'anello del cielo pronta comunque a risplendere nella notte, qualsiasi cosa succeda negli antri bui  e sterminati di queste galassie infinite.



martedì 11 dicembre 2012

The walking dead...e i vicini di casa

Perchè piace tanto? Oltre le innumerevoli strategie di mercato, dico, cosa c'è di più sentito all'uomo che la lotta primitiva per la vita?
Vita VS.  Morte. Così, nuda e cruda, spogliata di ogni glassa e camicia di forza che la società impone.
Senza ghirigori e condimenti, superflui armadi e calzini nei cassetti, pub dei sabato sera, giri di soldi sempre non equi, condizioni su condizioni, imposizioni, lingue frenate, sorrisi falsi, confini che fanno finta di appiattirsi ma rimangono ben saldi.
Perchè è così. Purtroppo è sempre così.
Io vorrei vedere tutti, invece, a correre a perdifiato per salvarsi la pelle. Ad inventare strategie di sopravvivenza, a ricostruire qualcosa sopra le macerie...lo so che l'abbiamo già fatto, ma cazzo, non è servito a niente. E' dalla notte dei tempi che ci combattiamo, eppure ogni volta invece di sorgere con una nuova coscienza, abbiamo ricominciato a fagocitarci peggio di prima.
A volte vorrei che i Maya avessero ragione, cazzo. Se non fosse che resettare il sistema non serve a niente.
Ma io non mi metto tra gli eletti, eh. Anzi, il concetto di 'eletto' è troppo biblico ed errato, nel caso di un'apocalisse alla fine ce la fa chi resiste e si reinventa ogni giorno...comunque, prego per un'invasione di zombie prima di tutto per vedere sterminati i miei vicini del piano di sopra: come cazzo si fa, dico io, ad urlare come un'isterica, alla veneranda età di 40 anni, ad una bimbetta di 4 solo perchè si è sporcata per gioco? Ma dovreste sentire che frasi poi! " Ti sei sporcata tutta!!!!!!! E ora io devo pulire!!!!! E stai lontano da me, non ti voglio vedereeee!!! A casa non ci rimani più, domani vai a scuolaaa!!!!!"
Come provocare il rifiuto per la scuola nell'infante. Istruzioni per l'uso.
E qualcuno può spiegare a questa gallina che le macchie di pennarello non sono macchie di merda?

Ma morite tutti.



sabato 1 dicembre 2012

Agostino (Dietro ogni scemo c'è un villaggio)

Tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole,
e la luce del giorno si divide la piazza
tra un villaggio che ride e te, lo scemo, che passa,
e neppure la notte ti lascia da solo:
gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro.


Agostino è il matto del paese. Cammina tutto il giorno attraverso ogni via, d'estate sempre a petto nudo, con la pancia alcolica cadente e una bottiglia di birra ghiacciata tra le mani, e d'inverno coperto da pochi stracci, con i jeans perennemente consunti. Mi ricordo di lui da quando ho memoria, lo vedevo passare durante i giorni di festa dedicati alla Madonna locale, tra mille luci colorate, mentre parlava da solo, grattandosi i pochi capelli incollati di sudiciume e salutando con due parole confuse ogni persona che incontrava e che, una volta sorpassatolo, ne approfittava per ridacchiare e sbeffeggiarlo, oppure più apertamente dirgli due frasi senza senso senza sapere che sì, lui le capiva bene, così come capiva che era una scelta consapevole quella di farsi deridere.


E sì, anche tu andresti a cercare
le parole sicure per farti ascoltare:
per stupire mezz'ora basta un libro di storia,
io cercai di imparare la Treccani a memoria,
e dopo maiale, Majakowsky, malfatto,
continuarono gli altri fino a leggermi matto. 


S'inseguono molte dicerie sulla vita che conducesse prima, non so realmente dove si nasconda la verità, ma molti dicono che prima era una persona dotata di un'intelligenza fuori dalla norma.
Conosceva a memoria ogni strada per arrivare in qualsiasi luogo, era insomma un atlante geografico vivente, e ricordava date come nessun altro. Tutti concordano nel sottolineare la straordinaria memoria che lo contraddistingueva, di cui ancora conserva qualche traccia visto che tiene a mente i volti delle persone e si ricorda di loro anche a distanza di anni.


E senza sapere a chi dovessi la vita
in un manicomio io l'ho restituita:
qui sulla collina dormo malvolentieri
eppure c'è luce ormai nei miei pensieri,
qui nella penombra ora invento parole
ma rimpiango una luce, la luce del sole. 


Si dice che viva in una catapecchia abbandonata, e che abbia due zie che ogni giorno gli preparano da mangiare. Poi va in giro come un cane abbandonato per tutto il giorno, parlando con se stesso sempre ad alta voce. Quando muore un abitante del luogo va pure in chiesa e partecipa al funerale. Mi è rimasto impresso ad un funerale in particolare: fissava addolorato la bara di legno chiaro mormorando qualche parola incomprensibile, e sembrava incredulo e stupefatto ragionando di come, a volte, la Morte possa essere così crudele.
Non si sa come da giovane sia impazzito: è stato anche rinchiuso in un manicomio dove ha subito maltrattamenti di ogni genere e dove, è stato anche violentato da un uomo. Sconvolto, è peggiorato negli anni e senza nessuna cura, e nessun aiuto, è diventato semplicemente il Matto del paese, lo Scemo del villaggio.


Le mie ossa regalano ancora alla vita:
le regalano ancora erba fiorita.
Ma la vita è rimasta nelle voci in sordina
di chi ha perso lo scemo e lo piange in collina;
di chi ancora bisbiglia con la stessa ironia
"Una morte pietosa lo strappò alla pazzia". 

(Un matto - F. De Andrè)


Sicuramente non è lui che non capisce gli altri, ma il contrario.
Sicuramente il giorno in cui morirà, magari da solo come è sempre vissuto, ci saranno le solite frasi da paese, dette per riempire l'aria e per scuotere l'anima dal grigio torpore in cui dormono spesso quei pochi tetti di campagna. Solo che quando se ne andrà, porterà con lui l'eterno ed inafferabile segreto di una Verità lucente come il sole, che gli altri affannosamente inseguono per tutta una vita. A lui è bastato solo parlarne con se stesso, all'ombra dei lampioni vestiti a festa d'agosto e al freddo delle panchine scrostate della piazza buia di novembre.

martedì 27 novembre 2012

Pensiero del giorno

Preferisco fare prima la formica, e la cicala dopo.
Preferisco adesso solo immaginare e dopo creare.
Preferisco appollaiarmi sul ramo del mondo adesso, e guardare i topi che corrono impazziti sotto di me, sotto la falce di luna che taglia il cielo invernale.
Preferisco studiare la preda ed aspettarla, piuttosto che gettarmici con esito scarso ed incerto adesso.
Preferisco separare prima il buio dalla luce, e l'acqua dalla terra, chè altrimenti non avrei esseri viventi da deporre nel mio giardino.

Non sono metodica, non sono ordinata, non sono pignola.
Mi affanno per stare nel mezzo, chè si sa, in medio stat virtus.
Solo, non voglio nulla di scontato, niente di regalato, come spesso vedo che succede ai più..."fortunati"? Dipende dall'ottica. Adesso, ma dopo? Eterni bambocci.
I no di ora, sono la mia tempra.

Preferisco un fallimento alle mie condizioni
 che un successo alle condizioni altrui.
(T. Waits)



lunedì 19 novembre 2012

The Crow



Se le persone che amiamo ci vengono portate via, perché continuino a vivere, non dobbiamo mai smettere di amarle. Le case bruciano, le persone muoiono, ma il vero amore è per sempre.

(Il corvo, A. Proyas, 1994)


Ti penso sempre.
Ma quanto vorrei che tornassi.

sabato 17 novembre 2012

The Stranger

Come un mezzo muro scrostato dai venti
o uno scheletro di lamiere roventi
in mezzo ad un campo.

Nonc'entrauncazzo.

martedì 13 novembre 2012

Come faccio ad uscire di casa con una mantide fuori alla porta?

Il termine fobia (dal greco φόβος, phóbos, "panico, paura") indica un'irrazionale e persistente paura e repulsione di certe situazioni, oggetti, attività, animali o persone, che può, nei casi più gravi, limitare l'autonomia del soggetto, ma che non rappresenta un reale pericolo per la persona.

(Wikipedia)

Io ho un'immensa paura di un animaletto.
Piccolino, sembra innocuo, ma a me fa venire gli occhi lucidi.
No, non è il ragno come la metà circa della popolazione mondiale.
Ma la mantide religiosa.
Allora, partiamo dal nome, che mi dà i brividi anche soltanto quello: MANTIDE RELIGIOSA.
Mantis, dal greco, profeta. Cioè è un essere che medita in silenzio al prossimo attacco da sferrarti. Con quelle zampone anteriori sempre semi unite, raccolte ad esaminare ed ordire stratagemmi di guerra, l'atteggiamento pensoso, da filosofo, di chi la sa sicuramente più lunga di te e complotta in segreto alla tua rovina.
Il piccolo profeta, è vestito da un'armatura verde acceso, sembra una foglia ma non lo è, si nasconde e spia immobile la tua prossima mossa. E intanto prega a mani giunte il suo Dio-Insetto-Gigante...la Sua Mantidona Divina che ha creato tutte le cose ed attraverso la quale si ha pieno accesso ai misteri della Verità.
RELIGIOSA. Nessun altro animale ha un tale appellativo. E' come un templare, un guerriero che prega e combatte le sue santissime guerre. E sa come uccidere e chi uccidere, sempre in silenzio, senza far rumore, che esso disturberebbe le sue preghiere.
E poi...quella testa. Quella testa triangolare su cui balenano spiritatissimi occhioni da alieno, che ti scrutano dentro e sanno per certo se meriti l'Inferno o il Paradiso, mentre le zampe giunte ti fanno capire: " Ehi, tu. Mi sto preparando. Il tempo dei Mantidoni è vicino e tu perirai con tutta la tua stirpe. Così è scritto."

Oggi rientrando in casa, ho trovato il piccolo profeta sulla soglia della porta. 
All'inizio pensavo fosse qualcosa come un filo, del cotone o un pezzo di carta...poi smuovendolo delicatamente con la punta della scarpa, ho visto con orrore che la cosa verde si muoveva. Ho notato il lungo corpo e le tipiche zampe lunghe. E sono rimasta per circa 5 minuti impalata davanti alla porta di casa senza sapere cosa fare.
Finchè con mano tremante, ho inserito la chiave nella toppa e ho spinto l'uscio, senza mai staccare gli occhi dalla mantidona che intanto cercava di entrare. E da lì, altri 5 minuti buoni con la porta di casa aperta, a fissare l'insetto killer che camminava lento, soppesando i movimenti e spostando le odiose zampe sottili verso la soglia.
Ok. Se non entro io, entra lei.
Quindi mi sono messa di profilo con le spalle attaccate allo stipite, mettendo quei tre passi più lunghi del mondo uno dietro l'altro, osservando le mosse del mio nemico che camminava vicino a me, con la barbara e malefica intenzione di entrare in casa.
Non guardare giù, non guardare giù.
Sembrava fossi sospesa su un precipizio, mentre un mostro marino attendeva di divorarmi per sacrificarmi al suo Dio, il Mantidone Divino.
Una volta entrata, ho chiamato mia sorella, che invece di aiutarmi ha sentenziato acida: "Uccidila." e se n'è andata, lasciandomi con la porta aperta e la mantidona che zompettava sull'uscio.
Ora mi salta addosso. E' finita.
Ho richiuso la porta lentamente.
Ora passa da sotto. Ora passa.
Ma no, non è passata, non è mica un moscerino, è una cosa pienotta di 7 cm buoni. Magari già col ventre pieno di uova e con la testa del marito nello stomaco. Ommioddio.
La mantide è così fottutamente femminista.
Ma mi sta sul cazzo lo stesso, come tutte le femministe estremiste.
E poi, cristosanto, come puoi staccare la testa a morsi del tuo compagno mentre vi state ancora accoppiando...dio, è la deformazione grottesca del concetto di maternità. La mantide è così materna che non esita a mangiare il suo maschio che le assicurerà le proteine necessarie e fondamentali per le uova.

E quella che ho lasciato fuori alla porta?
Merda. E' ancora là. 
E sa che la odio, è un profeta, è un indovino, c'era quando i Re Magi hanno seguito la stella cometa.
Me la farà pagare. Me lo sento.


venerdì 9 novembre 2012

A Novembre, la terra è dei morti


La sera è nera come il fondo di Novembre di terra bagnata.
Dove la pioggia è appena caduta. 
Urla, pianti, lacrime, porte sbattute, parole di sangue.
A Novembre, la terra è dei morti.
Al centro dei venti, si dice che sia tutto fermo.
Mica lo so, ma io resto immobile sul letto.
Troppe cose sono sbagliate.
Troppe cose non si vogliono capire.
Il mio odio dorme silenzioso.
Ma non se ne va, resta con me sul letto.
Due pezzi di ghiaccio nel freddo di Novembre.
A Novembre, la terra è dei morti.  
Fuori di qui, la gente si bacia.
La gente si accoppia e partorisce.
Ognuno formica nel suo buco di terra.
Fuori da qui c'è il rosso di vita.
Chi morirà, chi vincerà, chi se ne andrà?
Appassiremo nella terra di Novembre?
Finchè, poi, vedo sempre la piccola luna
tonda, di perla, che parla con la tua voce.
E allora inizio a credere
Che la terra non sia solo dei morti.
Neanche a Novembre.

 Ma come puo' accaderti questo?
Decolli a bordo del tuo letto
Stai tranquilla non e' niente
e' solo vita che entra dentro
il fuoco che ti brucia il sangue
quella e' l'anima
Puo' anche non piacerti il mondo
o forse a lui non piaci te
comunque questa e' un'altra storia
questo e' Hemingway 

(Negrita)

domenica 4 novembre 2012

Respiri

Notti di profumi d'oriente
su una coperta stesa a terra
un gattino addormentato
e nuvole e stelle alla finestra.

Freddo secco di novembre
eppure noi siamo nel deserto rosso
a contare le dune e i granelli
della sabbia spessa e densa.

Narghilè e vino rosso
i colori, i sapori alla vodka
riscaldano la sera piovosa
riempiono l'aria fumosa.

Il gattino si sveglia e guarda
la sua strana famiglia
che sognante riposa
sulla grande coperta volante.

Entra lesto anche il cane
ma prima che venga l'aurora
la notte copre gli occhi ormai stanchi
e culla i respiri di umani e animali.


giovedì 25 ottobre 2012

Patetismo sociologico andante (ma non sono mica misogina!)



Porca miseria!
Il 90% dei blog posseduti da donne (senza contare i canali su YouTube) snocciola trattazioni di TRUCCO, MODA e CAPELLI!
Per non parlare dei temi sulla gravidanza. Cazzo, non è possibile questa strumentalizzazione dell'atto procreativo! E' una cosa animale, naturale, ormonale, istintuale, BAS-TA!

Ok. Ammetto che sulla frivolezza femminile, a volte gli uomini hanno ragione.
Cos'è, o si punta su argomenti derivanti dai caratteri sessuali secondari, o su recensioni di vestiti (sempre derivanti dalla medesima sostanza)?
Ci sono altri modi per esplicitare la femminilità, cazzo, dov'è che la 'passione' per un "hobby" sconfina e diventa pura esibizione (come il pavone che fa la ruota, per intenderci) di una malcelata smania di far sentire la propria differenza sessuale attraverso mezzi e strumenti e non attraverso un fine? E non è la stessa cosa di un uomo che parla, per esempio, solo di automobili: esse sono simbolo di uno status sociale e non di una connotazione sessuale, tant'è vero che non esistono auto per uomini ed auto per donne. Forse che il maschio preferisce palesarsi attraverso simboli che rappresentino la propria posizione sociale, più che la sua virilità, e la donna rimarca sempre e solo su attributi ornamentali che invece evidenzino la propria femminilità? Può darsi, visto che se un tipo che parla di moto o calcio (anche questo è uno sport prettamente maschile, ma non esclude che sia anche femminile) sia "macho", mentre se predilige argomenti incentrati su vestiti, creme e dopobarba sia...gay. (Poi oggi, vabbè...col modello-tronista ci sarebbe da aprire una lunga parentesi).
Comunque io ritengo più intelligente e naturale ciò che fa l'uomo, se vogliamo, fin dalla preistoria, piuttosto che la continua ridondanza della donna a manifestare, esemplificare e simboleggiare sè stessa (attenzione: l'individualità coincide con la sessualità, è tristissimo! I pensieri non hanno più anima ma connotazione sessuale!) attraverso una cornice di oggetti e situazioni stagnanti.

Ma alla fine io...
Sarò anche malinconica,
riservata,
mite,
sognatrice,
pensierosa,
di poche parole,
di ancor meno scenate, 
tra le nuvole,
con propensione innata alla tragedia,
tranquilla all'apparenza,
coi maremoti interiori,
ma con una grande resistenza,
forse anche troppo complessata ...

... non sarò in grado di abbinare due colori, non so che significa "ton sur ton", "plissè", gli unici "colori sorbetto" che mi vengono in mente sono quelli dei gelati, ma cazzo RINGRAZIO DIO, DI ESSERE COME SONO.

mercoledì 24 ottobre 2012

Delenda Carthago!

Il lento suono delle tastiere all'inizio, si confonde col passo pesante dei legionari romani. Non c'è un inizio vero e proprio, ma un perenne stato di passaggio, una transizione, un'evoluzione in suoni e moti d'animo.

E' tutto lento, lentissimo, come in apnea si snoda un cadenzato movimento onirico, embrionale e primigenio che riempie l'aria secca e calda di un assolato sobborgo tunisino.

Piacere al miele e alle rose addolcisce gli stupri di guerra e i destini di sangue.

Finchè i versi di Properzio, pura materia corale densa di serafica sacralità, forse anacronisticamente cristiana, ma certamente eco di una lunga e silente processione di fantasmi, spezzano la voce principale e conferiscono profonda veridicità all'intera immagine, che avendo ormai evocato le arcaiche gesta, s'è fatta viva e reale e lascia diradare il fumo dei fuochi degli accampamenti, le tende, gli scudi, le spade, i circhi e i riti.

E poi quella frase, centrale, preziosa, immanente, forse un'esclamazione con una punta d'imperio, che suggella e sancisce la storia:

DELENDA CARTHAGO!
 

La sentite, adesso, la Storia?



mercoledì 17 ottobre 2012

Uffa!

In certi periodi mi sta sulle palle il genere umano tutto, in altri le persone e in altri ancora, determinate persone. In questo momento odio la categoria dei 'finti timorati di Dio'. Ti sfiancano, ti frustrano, ti fanno avvizzire. Chi sono?
Esempio tratto dal falsissimo ambiente universitario (che è come un liceo o un istituto superiore in larga scala):

Il finto timorato: << Oddio, oddio che ansia, non so un cazzo, questo mi boccia me lo sento...>>
Io: << Ma no dai, non penso tu faccia scena muta, alla fine ti boccia solo se fai scena muta! >>
Il finto timorato: << No, no, non capisci io LO SO che mi boccia! Oddio sto male, la testa, la pancia, i brividi!!!! Non so niente! >>
Io: << Ma dai! Piuttosto mi spieghi 'sta cosa che non l'ho capita, se me la chiede (COME POI SUCCEDE) faccio scena muta! >>
Il finto timorato: << Ah questa? Sì allora, blablablablablablabla... capito no? >>

Morale della favola: male che va io me ne torno a casa, e il/la finto/a timorato/a prende 30 e lode. Sempre. Puntualmente. Per poi rivolgersi a te con stupide frasi di circostanza accompagnate da quel sorriso largo, molle e beato di chi se l'è vista brutta.
MAVVAFFANCULO.
Ho assistito a scene ridicole. Ho sentito di gente che (con la media del trenta, quindi presumo, consapevole delle proprie capacità) è scappata di casa il giorno prima dell'esame rifugiandosi nelle calde dimore di benevoli zii e pii parenti, di persone che si sono presentate a ripetizione ad ogni appello dello stesso esame per cercare di raccogliere coraggio. Io almeno se vado male lo so, (salvo stronzaggine immediata del professore al momento dell'esame, contro cui non vale niente perchè ha già deciso la tua bocciatura) e soprattutto non profetizzo falsi risultati in un folle giro di pensieri scaramantici pre-interrogazione.
Comunque... tutto questo perchè oggi ero veramente depressa a lezione, in quanto consapevole dell'immensa, immane, imperiosa sòla di questa laurea magistrale che sto affrontando, e mi sono sentita dire (sì, da una falsa timorata): << Ma dai ...tanto siamo tutti sulla stessa barca! >> Eh no, bella mia! Perchè sono sicura che per voi arriverà la nave giusto in tempo, mentre io morirò di stenti!


domenica 7 ottobre 2012

Postilla

Sono felice di comunicare che ho scritto il mio primo racconto, il cui intreccio è nato da un sogno fatto meno di cinque giorni fa.
In due giorni e mezzo, per dodici ore filate, m'è stato impossibile quasi scollarmi dalla sedia e dal PC. 
Sono davvero soddisfatta e spero di essermi finalmente sbloccata!
E' un sensazione bellissima e nuova, sono la divinità-creatrice di un piccolo universo abitato da esseri plasmati da me, che abbevero di parole ed emozioni venendo a mia volta nutrita dalle loro stesse trepidazioni e turbamenti. E' un rapporto di simbiosi, in delicato equilibrio che cresce riga dopo riga. E' magico.


sabato 29 settembre 2012

Vento del deserto (radiazioni pericolose)














Vento del deserto
che soffi fino a qua
nelle strade e sulle macchine
negli angoli dei lampioni
sui mattoni rossi delle case
sulle giornate perse e gli amici andati.
Vento caldo della sabbia
che soffi fino a qua
soffia su questi ricordi
spargili come granelli
che si posano sui mantelli dei Tuareg
sui loro turbanti blu
nel fuoco del deserto.
Vento rosso e arido
ma che cresci fino a qua
soffia via quel tempo
in cui siamo esistiti
in cui abbiamo fatto rumore
soffia via il suono di quell'amore,
i pensieri scombinati,
le campanelle di scuola,
la musica come una casa,
i passi veloci e i cuori in gola.
Vento arso dal sole
soffia ora su di me
soffia sulla notte
e spazza via le stelle
che suonano con le luci della sera
compagne di chiarore, 
bagliore e splendore
voci fulgide nei cerchi 
di risate e di cazzate 
chiuse nei "Ti ricordi?" 
gelose di ogni memoria
strette in radiazioni di amicizia
radiazioni pericolose.


Compagno di scuola
Compagno di... niente.

domenica 23 settembre 2012

Buonanotte autunnale

Buonanotte autunnale
con le stelle come foglie
dorate e rosse tra i rami scuri del cielo.
E noi sulla luna di sabbia
come gatti sul tetto del mondo
a guardare la terra che dorme
a guardare la città che si spegne
nelle ombre profonde delle case.
Buonanotte autunnale
dentro i covi e le tane
nei silenzi, gli sguardi, gli umori,
i tepori che diventano ali
che avvolgono i sogni notturni
che baciano gli occhi e le mani.
E noi sulla luna di sabbia
a guardare la piccola alba
a guardare l'aurora dorata
che scioglie con miele viola
il blu fitto della notte
che sbiadisce e scolora
e prepara il nido al sole.

giovedì 20 settembre 2012

Io, robot

A sette anni mia nonna mi chiese: "Sei contenta che mamma e papà ti hanno comprato una sorellina?"
Peccato che io sapevo già che i bambini non venivano comprati nè si trovavano sotto ai cavoli... certo ero all'oscuro dei dettagli, ma la storiella del "semino del papà" che incontra "quello della mamma" (qualcosa di simile all'ape e il fiore), l'avevo già imparata.
Insomma, da che mondo è mondo, i bambini non si comprano ma si fanno.
Invece no, per tremila euro e qualcosa in più, attraverso il Social Freezing ecco che hai comprato il tuo bebè.
In pratica tu donna in carriera, o donna single, o donna senza un euro per mantenere un'eventuale prole ma con una gran voglia di una maternità futura, puoi scegliere di congelare il tuo ovocita prima dei trentacinque anni per poi poterlo usare più in là, quando sarai pronta per un figlio, anche a quaranta o cinquant'anni...tranquilla, non c'è fretta, quando troverai l'amore, o il lavoro, o la casa e i soldi e ti avranno promossa a dirigente di azienda! Ah, e sappi che se lo fai a vent'anni, le possibilità di rimanere poi incinta quando ne avrai quaranta aumenteranno del 50%! Dai su, scuole medie, liceo e zàcchete, dopo il diploma subito subito ti congeli 'sto bell'ovocita che non si sa mai...metti che poi tra trent'anni ti viene voglia di fare un figlio come si fa? E mica puoi restare senza figli così...poi sei una donna a metà, l'essere madre ti completa, è una cosa naturale, tutto si riproduce...se anche il tuo compagno poi li vorrà pensa che frustrazione, sarai come una terra sterile mioddio!

Ma dico, stiamo scherzando?
A parte il fatto che c'è un concetto base che viene sempre tralasciato: la donna PUO' essere madre, ma NON DEVE esserlo per forza. Almeno, non tanto da ridursi a una macchina-sforna-ovociti che verranno pagati più di tremila euro per essere congelati ed usati al momento opportuno.
La vita è una partita, si sceglie in un preciso momento di giocare una carta invece che un'altra, non si possono forzare le regole biologiche per tornare indietro nel tempo ed usare una carta che, scelte, decisioni, casualità o destino, hanno messo volontariamente o involontariamente da parte.
E il discorso vale pure per la donna nel precariato che rimanda magari una gravidanza perchè "coi tempi che corrono oggi"...ma cosa? ma quali tempi? Ma porca miseria, i nostri bisnonni hanno fatto l'amore beatamente e fatto figli in condizioni economiche da schifo, con sì e no un pezzo di terra da zappare o immigrati in terra straniera con un posto da operaio. E le donne che hanno partorito sotto le bombe, allora? Chi s'è amato durante le guerre ha forse congelato gli ovociti?
Ah no, che dico...quelle donne che hanno dato alla luce figli in periodi storicamente bui, poi hanno dovuti crescerli col sacrificio. E oggi questo non è più contemplato. E' out.
Rimando a domani quello che biologicamente è giusto che faccia adesso. Così magari posso comprare a mio figlio la Playstation 3 e lo segno alla scuola privata. Poi chi se ne frega se sembrerò sua nonna...due ritocchi col botulino (tanto avrò i soldi pure per quello) et voilà...meglio di Madonna.

Non è che sia contraria a pratiche come fecondazione assistita, provette, uteri in affitto o roba del genere...è giusto che la sterilità vada curata, è giusto che una donna/uomo possa tentare il tutto per tutto per sopperire a questa mancanza: è una cosa che fai sul momento sull'onda del desiderio della maternità. Ma pensare deliberatamente di programmare il proprio corpo come un PC, questo no, questo è assurdo, è come resuscitare i morti, è contro natura. Un conto è la conservazione delle staminali a scopo curativo, ma il congelamento degli ovociti per scopi lucrativi ed egoistici è disumano.
Appello: donne in età fertile, se col vostro compagno (unico requisito: un rapporto stabile, è peggio far crescere un figlio nel precariato affettivo che in quello economico) volete/potete fare un bambino, fate sesso e FATELO! Non c'è un momento che sia più giusto di questo: la giovinezza, la pienezza della vita, l'apice della maturità sessuale e un amore reale, sincero e consapevole su cui basare l'arrivo di un neonato.
Al bando carriera, lavoro, soldi e tutta la merda di cui ci abbevera la società.
Non è vero che esiste una "terza giovinezza" che legittima azioni insulse di cinquantenni che palesano la perdita delle proprie inibizioni attraverso l'uso grottesco del sesso e della maternità. A venti anni sei giovane, sei un ragazzo, a trenta sei ormai adulto, hai la responsabilità di un uomo, a quaranta sei maturo e a cinquanta cominci ad invecchiare.
La natura ci impone ancora i ritmi delle stagioni, che lo vogliate o no. 
La maternità/paternità sono solo cambiamenti di stato in ogni individuo: ad ognuno la responsabilità per la cura della prole, e soprattutto, la capacità e la maturità (che non sono un fatto di età, ma nascono con la consapevolezza del nuovo ruolo genitoriale) di saperne tirare fuori il lato migliore, plasmando ogni situazione in funzione del nucleo familiare. L'umanità ci è riuscita da sempre, con la peste, le carestie, le guerre e le bombe, si è piegata al proprio bioritmo. Se ogni essere umano avesse questa cognizione, capirebbe che il Social Freezing è robotica. Robotica umana.

              Science has failed our world
              Science has failed our Mother Earth.
              Spirit-moves-through-all-things
              Spirit-moves-through-all-things


P.S.  Non sono medico, scienziato nè ricercatore. Chiedo scusa per i miei limiti, ma ancora devo capire perchè abbiamo permesso a donne di sessant'anni di avere figli e perchè invece lasciamo che diciottenni e ventenni muoiano ancora di cancro. Comincio a pensare male.

sabato 15 settembre 2012

Rame e cioccolato


E poi, come sempre, ritrovo il mio giaciglio tra il rame e il cioccolato.
In piccole ore scandite da lunghi respiri.
Bicchieri di vino rosso e luci soffuse.
Parole impegnate, parole diverse, parole nuove, mai le stesse.
Sorrisi svelati e mai trattenuti.
E fuori che c'è?
La pioggia, il sole o la nebbia non entrano mai dalla finestra.
Ci guardano da fuori senza disturbare,
ai margini di foglie ramate e marroni e bacche dorate.
Due per gli occhi il resto nei capelli.
Di rame e cioccolato.

giovedì 13 settembre 2012

CRACK


Quando una cosa simpatica è lo spunto per qualcosa di triste, è molto frustrante.
Mi è capitato sotto mano un librone alto e sottile, una sorta di diario che la Chicco produceva negli anni ottanta, dove le neomamme scrivevano un mucchio di dolcinerie sul loro pargolo appena venuto al mondo.
Ovviamente, mia madre all'epoca lo aveva comprato ed ovviamente, vi aveva riversato laghi di inchiostro annotando ogni mia mossa (del tipo: il primo bagnetto, la prima pappa, le prime parole) manco fossi stata una delle dieci baby-latitanti più pericolose d'Italia.
Insomma, fino a qui tutto molto carino, finchè non ho trovato una nota scritta da mia madre con un leggero inchiostro blu:
" 2 novembre 1988. Involontariamente il babbo, nel farmi giocare con Giuseppe, mi fa sbattere la testa contro quella del cuginetto. "
 
Inutile dire che ho sentito un crack sordo nel petto e il cuore sbriciolarsi ancora.
E ancora
ancora
ancora
ancora.

martedì 11 settembre 2012

Undici_Nove_Duemiladieci PART II - Manfredi di Sicilia

Seconda parte. Soffro un po' di sindrome bipolare quindi...mi viene da scrivere una seconda parte.
Anzi, mi viene da vomitare dell'altro però...boh. E' un malessere che non riesce a prendere corpo. Un mal di stomaco indefinito che si blocca in gola, vorrebbe uscire ma resta là accartocciato in un nodo di ferro.

BIONDO ERA E BELLO E DI GENTILE ASPETTO.
Lo diceva Dante, su Manfredi di Sicilia, morto giovane in battaglia...mi va di ricordare solo questo, adesso.
MORTO
GIOVANE
IN
BATTAGLIA.
Chi aveva lasciato? Una moglie, dei figli? Sì. Cinque figli venuti al mondo come conigli (no, non è Generale di De Gregori anche se lo sembra...del resto la guerra è sempre uguale in ogni epoca) e una moglie che poi morì in carcere in seguito alla sconfitta del marito.
Certo che è sempre strano trovare al sud persone dagli occhi chiari e capelli biondi, è bello vedere come siano il frutto di complessi miscugli generazionali che portano al Medioevo...agli Svevi, ai Normanni.
Un giorno però, quasi 750 anni dopo, Manfredi si ammalò di un male incurabile.
La storia si ripete, è così. Oggi sento questo strano misticismo fitto di numerologia e storia gravare in modo prepotente. C'è qualcosa che vibra nell'aria che non riesco a recepire.
Forse sono solo stanca.
Stanca della Regina Ingiustizia che ha rapito Manfredi di Campania due anni fa.

Undici_Nove_Duemiladieci

" E' andata così, è andata. Non fa niente, non ti preoccupare. E' andata così ".

Questo numero doppio a due linee verticali torna sempre a settembre. Due trattini paralleli come una porta chiusa, dei binari di una stazione senza fermate, un'urna per le ossa.
No, torna anche a ottobre, novembre, dicembre, ogni mese dell'anno lo porta con sè. Solo che a settembre fa più male.
Una piccola data che prima mi ricordava le Torri Gemelle, adesso cose ben più grandi, tragedie private che non si possono neanche immaginare.
Undici e undici, ventidue. La numerologia non sbaglia.
Ventidue. Io, ventiquattro e mezzo. Sono già più grande di te, cazzo. 
Undici anche come due bacchette allineate: suona pure. Ma il ritmo non va più con quello del cuore, perchè non batte più.

La macchina è spenta, un infermiere con gli occhiali ha detto che era meglio così.
Senza un cuore che batte come si può continuare a suonare?


mercoledì 22 agosto 2012

Finchè apparve un cane fantasma che distrusse l'epica

Sento la tua silenziosa presenza accanto a me, come un'ombra a tre dimensioni momentaneamente indipendente dalla luce e dal buio. Mi piace girarmi e vederti là, immobile mentre osservi la sera estiva e respiri l'aria viola.
Il cielo non è ancora blu notte, ma azzurro scuro, come se il sole si fosse giusto nascosto dietro la grande tenda vellutata della volta celeste e dovesse sbucare a tratti, come un attore teatrale che ringrazia il pubblico alla fine degli applausi.
Cerco le stelle ma è troppo presto, non sono neanche le nove.
Ma tu, tu, come fai a vivere? Cioè, come senti il tempo e le stagioni? Mi guardi con gli occhi grandi e luminosi, da sotto le ciglia lunghe e non rispondi. Ti alzi, fai qualche passo sporgendoti dalla ringhiera del giardino e torni a sederti accanto a me.
Diavolo, perchè non rispondi? Ah, vuoi forse suggerirmi che non conta farsi domande, che la vita non è un quiz a puntate, perchè ogni spina buttata là da QUALCUNO per cercare di affossare la mia autostima è come uno di quei cosetti pungenti che ti si impigliano nei vestiti quando ti siedi in un prato.
Sì, ma che palle.
Sospiri piano e alzi la testa in cerca di ciò che forse mi sfugge. So che vuoi insegnarmi qualcosa che però non riesco ad apprendere. Quando fai quella faccia seria, significa che è roba complessa, sicuro.
Quando un cane, un mezzo labrador, appare come un fantasma al di là del muretto. Si materializza dal nulla ed in un attimo irrompi verso la ringhiera come un toro, abbaiando al mondo il tuo disappunto per l'intruso e per tutti i cani-fantasma che disturbano i tuoi momenti di meditazione.
Il cane respinto, si allontana zompettando e per tutta risposta si gira e piscia su un esiguo arbusto del praticello esterno.
Vabbè va...al cesso tutto il nostro eroismo e l'epica iniziale, peraltro accompagnata da Yet another movie.
Ma stasera tutta la filosofia si riduce ad una pisciata.  
Che comunque fa riflettere, anche se è come passare da Baudelaire a Bukowski.
 

martedì 17 luglio 2012

Mother - Part II

Mia madre legge libri di pedagogia, psicologia e la Bibbia.
La sua testa è il suo cielo, e il cielo vero, azzurro,  fuori dalla finestra, lei lo guarda con gli occhi di Dio. Lei è il suo Dio. Infallibile. Giusto. Equo.

Sia io che mia sorella, ormai la guardiamo mentre si affaccia dalle nubi e predica diluvi, terremoti ed alluvioni che presto sconvolgeranno le nostre vite. Ci impone la sua moderazione come un bimbo che costruisce con i legnetti il recinto alla sua formica.
Mia sorella è un vulcano di capelli ricci e scuri, si arrabbia, si alza e se ne va in camera sua.
Stasera abbiamo camminato sotto casa e per la prima volta, ho sentito lo stesso mio malessere, lo stesso disagio, la stessa frustrazione convertita in durezza, che in me diventa maremoto di emozioni indefinite, e in lei ghiaccio radicato che non guarda in faccia a nessuno.
Io tengo dentro, lei butta fuori.
Mia madre dice che io non sarò una buona madre: ma i fatti dimostrano il contrario.
Ho riconciliato un amore sepolto sotto la terra, mediato i toni, costruito i ponti, regolato le bussole...sì, ho saputo farlo perchè mi sono sentita di farlo. 
E tu, che cosa hai fatto? Il mio istinto che tanto condanni, ha sempre la meglio. La ragione che tanto servi, e di cui ti senti fiera sostenitrice, chiusa nell'interpretazione sbagliata del tuo  sterile pseudo-femminismo, ti sta conducendo alla rovina.
Ma visto che prendi per cielo la tua testa, non lo sai e ti va bene così. Perchè è un mondo super.

Hush now, baby, baby, don't you cry
Momma's gonna make all of your nightmares come true
Momma's gonna put all of her fears into you...

giovedì 5 luglio 2012

Minosse, Mosè e Caronte


Ok.
Già io sto cercando di impilare nel mio cervello queste cazzo di sterili LISTE di grammatiche e dizionari, (DELI, GRADIT, GDLI, QUIQUOQUA, HFBVKDFH, DFBEIBVEIBVLERBVLER!!!!!) come un notaio, un impiegatuccio della lingua, (niente contro i notai...ho usato il nome più come qualificativo) secondo questo INUTILE programma per l'esame di Storia della Lingua Italiana...IN PIU' entra mio padre che tuona peggio di Mosè scazzato perchè s'è incollato i Dieci Comandamenti dal monte Sinai: "Lo sai chi arriva adesso fino a fine luglio??? MINOSSE!!!!".
Oh Gesùcristo. 
No. Non lo sapevo proprio.
Giuro che non stavo adorando il Vitello d'Oro, al massimo lo farò a buon diritto dopo gli esami...ma non erano meglio Irene o Katrina, (e che s'incazzino le femministe) i classici nomi di donna americani a cicloni, anticicloni e uragani invece che Caronte, Minosse e tutto l'inferno dantesco?
Io già mi sento come S. Sebastiano trafitto dalle frecce...ci si mette pure Caronte che ti traghetta quando sei schiattato per il caldo e Minosse che ti sceglie la pena da scontare.
Ah Mino', almeno mandami al fresco: un bagnetto nel Cocito ghiacciato me lo faccio volentieri.

lunedì 2 luglio 2012

Echoes

Notte di luglio.
Luna luminosa e gravida nel cielo scuro, perla immobile, lucente e preziosa guardiana di leggeri pipistrelli e piccole falene. Tuttavia bassa, madonna bianca al centro dei pini alti e scuri. 
Voci e chiacchiericci in lontananza, cene sui balconi, passeggiate col cane: è l'estate che fa gli uomini leggeri e silenziosi, creature da bivacco o da mistiche riflessioni solitarie sui cieli stellati.
Io sto ascoltando i Pink Floyd da un'ora, a tutto volume con la finestra aperta.
Ora vago per pianeti isolati, ora nuoto in cieli rotanti, ora m'infilo in crepe dei muri e sparisco tra la calce, riemergo e mi trovo al centro di un qualcosa di indefinito ma totalmente ipnotico, ripetitivo, martellante, che raggiunge l'apice e plana in radure di sabbia dorata, al centro del cuore rosso del sole, in piena solitudine di fuoco, come una voce che si scioglie nel nero della notte, di fronte al Grande Carro di puntini lontanissimi, di quelli che socchiudi gli occhi per vederli emergere dal mare nero della notte.
Ma ci sono, comunque ci sono, stelle da millenni disposte in quel modo per cullare le nostre sere di luglio, troppo accaldate per morire tra le lenzuola di un letto.
E non ho paura. Sono invincibile.
Ora, io sono eterna.


lunedì 18 giugno 2012

Di involontario, incauto ardore

Sera d'estate, gonfia di un caldo decisamente tropicale e poco mediterraneo.
Il cielo è silenzioso e ancora indaco, con qualche spennellata di arancione per via del sole andato via troppo in fretta.
Andare via troppo in fretta.
Come il sole che tramonta d'estate: non fai neanche in tempo a vederlo, lì, funambolo tondo e rosso in bilico sul filo teso dell'orizzonte, che un attimo dopo non c'è più e sparisce nel risucchio della lunga linea parallela, confine invisibile che divide ciò resta da ciò che scompare.
Fisso le pareti rosse di questo locale un po' underground, con immagini di artisti emergenti appesi al muro e scatti in successione di Marilyn Monroe. Divanetti bianchi con cuscini pezzati, sgabelli, poltrone e pouf lucidi sono disseminati intorno al piccolo palco che stasera ospita cinque ragazzi al loro ultimo concerto, causa trasferimento imminente di uno dei chitarristi.
Uno di loro, è come il suo basso, calmo, mai affrettato, silente ma presente allo stesso tempo, privo di eccessi ma di un'essenzialità solida che sazia; un altro è più incline ai voli con la sua chitarra, gabbia che libera colombe di note lunghe che passano nell'aria; il terzo canta ed elargisce acuti con generosità portando in vita testi a volte malinconici, a volte risentiti, ma sempre introspettivi; un altro introduce accordi e pioli d'appoggio per le colombe di note lunghe che intanto girano in aria, parla e fa del cabaret per allentare il braccio di tensione e di tristezza, che stasera aleggia scura come un corvo immobile sotto al palco; il quinto di loro, sta dietro a sorreggere la preziosa intelaiatura di suoni con i colpi secchi della sua batteria, che sferza senza pietà con voraci battiti cadenzati o accarezza piano, facendola singhiozzare appena.
Io registro con involontario, incauto ardore, ogni frase, gesto, sguardo, ogni volto e assorbo questo senso di precarietà e finitudine con calma rassegnazione: sono un piccolo registratore di emozioni ormai abituato al suo compito, anche se vorrei solo applaudire come tutti invece che incasellare ogni fermo immagine nel vuoto del mio stomaco.
Il problema di quest'eccesso, è che a volte, ti fa sentire così pesante.