mercoledì 19 dicembre 2012

The dark side of the EARTH (Perchè ogni fine del mondo è sempre poetica)

Sabbia.
Terra d'argento e bianca scivola sotto i miei piedi.
Sono atterrata su queste rocce di cristallo, tra monti di creste grigie che si confondono con le stelle del grande cielo nero.
Qui è sempre notte. Una lunga notte senza confini, che si specchia nel suolo di latte. Cerco la luna, ma non c'è. A volte però, riesco a vedere il sole che tramonta, ed è bello come l'altro pianeta azzurro che emerge dalle ombre. Non so come si chiami, ma è luminoso e dolce come la luce bianca che emanano questi piccoli sassolini scintillanti. Il pianeta azzurro è la mia luna nel cielo: maestoso tra le stelle, immobile, muto, nascosto tra le pieghe della notte come un gioiello turchese tra i capelli della grande Dea Madre. L'altra metà sospesa nell'abisso si nutre della tenebra profonda, da qui è facile vederlo: da qui si vede ogni cosa con occhio puro e lucente, le danze dei pianeti, i giri delle comete, un universo intero che ormai mi fa da tetto.
Chissà chi popola quel pianeta, quali esseri, angeli o mostri...o se è semplicemente deserto come questo, perlaceo e silenzioso che però ha nome delicato e musicale come nessun altro corpo celeste.
Questa è la mia terra. L'altro, lontano, che dorme circondato dalla luce è la mia luna. 
Un giorno saprò, forse, cosa c'è dietro quella parte oscura e nascosta, che conserva nell'ombra e mai mostra, come perla incastonata nell'anello del cielo pronta comunque a risplendere nella notte, qualsiasi cosa succeda negli antri bui  e sterminati di queste galassie infinite.



martedì 11 dicembre 2012

The walking dead...e i vicini di casa

Perchè piace tanto? Oltre le innumerevoli strategie di mercato, dico, cosa c'è di più sentito all'uomo che la lotta primitiva per la vita?
Vita VS.  Morte. Così, nuda e cruda, spogliata di ogni glassa e camicia di forza che la società impone.
Senza ghirigori e condimenti, superflui armadi e calzini nei cassetti, pub dei sabato sera, giri di soldi sempre non equi, condizioni su condizioni, imposizioni, lingue frenate, sorrisi falsi, confini che fanno finta di appiattirsi ma rimangono ben saldi.
Perchè è così. Purtroppo è sempre così.
Io vorrei vedere tutti, invece, a correre a perdifiato per salvarsi la pelle. Ad inventare strategie di sopravvivenza, a ricostruire qualcosa sopra le macerie...lo so che l'abbiamo già fatto, ma cazzo, non è servito a niente. E' dalla notte dei tempi che ci combattiamo, eppure ogni volta invece di sorgere con una nuova coscienza, abbiamo ricominciato a fagocitarci peggio di prima.
A volte vorrei che i Maya avessero ragione, cazzo. Se non fosse che resettare il sistema non serve a niente.
Ma io non mi metto tra gli eletti, eh. Anzi, il concetto di 'eletto' è troppo biblico ed errato, nel caso di un'apocalisse alla fine ce la fa chi resiste e si reinventa ogni giorno...comunque, prego per un'invasione di zombie prima di tutto per vedere sterminati i miei vicini del piano di sopra: come cazzo si fa, dico io, ad urlare come un'isterica, alla veneranda età di 40 anni, ad una bimbetta di 4 solo perchè si è sporcata per gioco? Ma dovreste sentire che frasi poi! " Ti sei sporcata tutta!!!!!!! E ora io devo pulire!!!!! E stai lontano da me, non ti voglio vedereeee!!! A casa non ci rimani più, domani vai a scuolaaa!!!!!"
Come provocare il rifiuto per la scuola nell'infante. Istruzioni per l'uso.
E qualcuno può spiegare a questa gallina che le macchie di pennarello non sono macchie di merda?

Ma morite tutti.



sabato 1 dicembre 2012

Agostino (Dietro ogni scemo c'è un villaggio)

Tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole,
e la luce del giorno si divide la piazza
tra un villaggio che ride e te, lo scemo, che passa,
e neppure la notte ti lascia da solo:
gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro.


Agostino è il matto del paese. Cammina tutto il giorno attraverso ogni via, d'estate sempre a petto nudo, con la pancia alcolica cadente e una bottiglia di birra ghiacciata tra le mani, e d'inverno coperto da pochi stracci, con i jeans perennemente consunti. Mi ricordo di lui da quando ho memoria, lo vedevo passare durante i giorni di festa dedicati alla Madonna locale, tra mille luci colorate, mentre parlava da solo, grattandosi i pochi capelli incollati di sudiciume e salutando con due parole confuse ogni persona che incontrava e che, una volta sorpassatolo, ne approfittava per ridacchiare e sbeffeggiarlo, oppure più apertamente dirgli due frasi senza senso senza sapere che sì, lui le capiva bene, così come capiva che era una scelta consapevole quella di farsi deridere.


E sì, anche tu andresti a cercare
le parole sicure per farti ascoltare:
per stupire mezz'ora basta un libro di storia,
io cercai di imparare la Treccani a memoria,
e dopo maiale, Majakowsky, malfatto,
continuarono gli altri fino a leggermi matto. 


S'inseguono molte dicerie sulla vita che conducesse prima, non so realmente dove si nasconda la verità, ma molti dicono che prima era una persona dotata di un'intelligenza fuori dalla norma.
Conosceva a memoria ogni strada per arrivare in qualsiasi luogo, era insomma un atlante geografico vivente, e ricordava date come nessun altro. Tutti concordano nel sottolineare la straordinaria memoria che lo contraddistingueva, di cui ancora conserva qualche traccia visto che tiene a mente i volti delle persone e si ricorda di loro anche a distanza di anni.


E senza sapere a chi dovessi la vita
in un manicomio io l'ho restituita:
qui sulla collina dormo malvolentieri
eppure c'è luce ormai nei miei pensieri,
qui nella penombra ora invento parole
ma rimpiango una luce, la luce del sole. 


Si dice che viva in una catapecchia abbandonata, e che abbia due zie che ogni giorno gli preparano da mangiare. Poi va in giro come un cane abbandonato per tutto il giorno, parlando con se stesso sempre ad alta voce. Quando muore un abitante del luogo va pure in chiesa e partecipa al funerale. Mi è rimasto impresso ad un funerale in particolare: fissava addolorato la bara di legno chiaro mormorando qualche parola incomprensibile, e sembrava incredulo e stupefatto ragionando di come, a volte, la Morte possa essere così crudele.
Non si sa come da giovane sia impazzito: è stato anche rinchiuso in un manicomio dove ha subito maltrattamenti di ogni genere e dove, è stato anche violentato da un uomo. Sconvolto, è peggiorato negli anni e senza nessuna cura, e nessun aiuto, è diventato semplicemente il Matto del paese, lo Scemo del villaggio.


Le mie ossa regalano ancora alla vita:
le regalano ancora erba fiorita.
Ma la vita è rimasta nelle voci in sordina
di chi ha perso lo scemo e lo piange in collina;
di chi ancora bisbiglia con la stessa ironia
"Una morte pietosa lo strappò alla pazzia". 

(Un matto - F. De Andrè)


Sicuramente non è lui che non capisce gli altri, ma il contrario.
Sicuramente il giorno in cui morirà, magari da solo come è sempre vissuto, ci saranno le solite frasi da paese, dette per riempire l'aria e per scuotere l'anima dal grigio torpore in cui dormono spesso quei pochi tetti di campagna. Solo che quando se ne andrà, porterà con lui l'eterno ed inafferabile segreto di una Verità lucente come il sole, che gli altri affannosamente inseguono per tutta una vita. A lui è bastato solo parlarne con se stesso, all'ombra dei lampioni vestiti a festa d'agosto e al freddo delle panchine scrostate della piazza buia di novembre.