lunedì 18 novembre 2013

Apnee

Apnee.
Sospensioni.
Un plaid spiegazzato, una tazzina vuota, il pc in stand-by.
Come una pira funebre, un voto rituale, fiamme lente di braci divine.
Resti di eventi, nuvole gonfie di candore lieve camminano in odiati cieli urbani, bandiere ultime di libertà non possedute.
Nuvole divine, dee bianche dai capelli rosa e gli occhi grigi.
Dee, svegliatemi domani sotto un cielo mutato, in una camera dalla porta aperta, con i nodi  sciolti come i miei capelli la sera. Dee argentee ed immortali, datemi di più.
Dee secolari, custodi dei ritmi mortali,
forbici della Vita.

giovedì 14 novembre 2013

The sign of the cross



Ai passaggi, ai cammini, ai sentieri non battuti.
Ai ragionamenti dei matti, di chi è fuori tempo, di chi non ha tempo.
Ai discorsi lasciati a metà come false partenze, come il frullo ingannatore dei piccioni che non vogliono volare.
Al potenziale, l'energia che non è moto e che è chiusa in un pugno.
A quell'indaco del tramonto che scolora, quando t'aspetti che divori il cielo.
Legna sul fuoco, che alimenta un camino perpetuo come un fuoco di una vestale.
Ai segni, più che alle parole, che falliscono bersagli mobili e troppo veloci.
Alle comete che passano in un lampo, agli strascichi di luce bianca, alle perle di S. Lorenzo che bagnano il cielo contemplato da un finestrino.
A Syd Barrett.
Alle assoluzioni che non arrivano.
E' un itinerario senza forma ma con troppa sostanza, è una biga trainata da due cavalli fulvi al galoppo con il sole.
Come una canzone, dove c'è quell'assolo in un crescendo che non esplode.

martedì 22 ottobre 2013

Compensazioni

Madre Natura cammina con passi di foglia, Padre Tempo le accarezza i capelli d'acqua e bacia i suoi occhi di stelle. Prendono i loro figli di tanto in tanto, li addormentano in sonni eterni e li abbandonano ai flutti di mari desolati. Ma c'è una logica, c'è sempre una logica: è la legge della compensazione, è un cerchio perfetto che dà e toglie nello stesso istante, è un'aurora rosata che immerge il mondo nella luce dell'alba e lo riconsegna al blu della notte subito dopo.
Sono passati anni e non sei arrivato. E adesso che quel piccolo, perfetto, regolare cerchio stava per chiudersi, hai immediatamente preso ed occupato quel posto vuoto.
La vita si annida là dove c'è la morte. Sempre e comunque.
Un'ombra, un'assenza, un dolore, uno strazio, un mare di agonia e lacrime. E adesso, l'aria di novità, la speranza, l'attesa.
E se... fossi tu? E se fossi davvero tu, che torni alle coste di roccia come Ulisse dopo i lunghi viaggi immortali? 
Se nei tuoi piccoli occhi, scorgerò gli stessi laghi azzurri, forse sarai davvero tu.
O un po' tu, dello stesso sangue, con la stessa carne, ora fatta di polvere bianca e falene d'ossa, gli stessi capelli d'oro, ora sparsi nello scrigno di qualche dio geloso, la stessa fronte rosa ed il viso ovale, il sorriso gioioso, tra perle di dee e le mani grandi che tenevano il pallone, accordi di chitarra o bacchette di legno chiaro, a reggere pianeti o galassie, indicare le vie delle stelle... o neri coni d'ombra, vuote coppe di marmo, lenta costanza del tempo, nuda tristezza dell'inattuabile essenza di quel profumo d'immortalità... che non ci appartiene.

martedì 15 ottobre 2013

In down

Detesto la tua voce di plastica che finge di preoccuparsi per me, ora che non ce n'è più bisogno. Detesto frasi come "queito vivere", che mi succhia i tendini e corrode il cervello.
Pulizie, apparecchiare la tavola, fare la spesa, il Tg, "Perchè non vai a studiare?", le zanzariere, le cazzo di inferriate che sono croci alle finestre.
Rifletto sul termine "abbrutimento", le cripte infestate da bianchi cadaveri delle mie ombre, corpi putrefatti in sudari trasparenti gonfi di vermi, piccole vite che in morte risorgono, quel Qualcosa che mi scuote puntualmente di tremori la notte, che mi dilania i nervi, che sta vincendo.
Rifletto sul concetto di self-made man, è una bella immagine, peccato che non riesco ad applicarla, è dorata ed indorata, estranea, lontana, americana, non è per me.


lunedì 14 ottobre 2013

Come quando

Come quando nei film d'azione, c'è bisogno di estrarre una freccia o una pallottola conficcata a fondo nella carne del personaggio di turno.
Tieni, mastica questo.
Che?
Metti in bocca questa cinghia di pelle e stringila fra i denti.
Ma io volevo roba come del brandy o del cognac. Mi è sempre piaciuta la scena dello stordimento da acquavite. Sì, mi voglio stordire.

Questa cava di casa immerge punte di lancia a non finire. L'aria è solida come un feltro, l'aria è bianca come una camicia di forza, l'Eden è un rogo rosso di fiamme e anche Dio perde le speranze.
Ma tu sei il tuo Dio. Continua a creare mondi distesi sotto deserti e ghiacciai perenni, la preistoria delle intenzioni, l'antichità delle illusioni, i primi imperi dei desideri, il medioevo dell'età adulta, il rinascimento di... di che?
Sono un cronista della mia epoca. Spingetemi avanti con visione lineare, docile contatto tra realtà e memoria. Qui non c'è più posto. 

sabato 12 ottobre 2013

Sub - Stantia



Liquidità opache, filamenti di alghe e densità da capire.
Densa sostanza, sub-stantia, sta sotto, ma che c'è sotto?
Immobilità cerebrali come un letto di sabbia, come la melma di un fiume.
Sopra, passano piano le barche, nuotano pesci che si ritrovano alla foce col profumo salato.
Sotto, c'è la sostanza che non so cosa conserva, ma se ci metto il piede non mi muovo più.
L'acqua modella, si gira in anelli si spuma,
spirali trasparenti e percepibili
la sostanza sta sotto, nascosta
avvinghia in stagioni e sonni perpetui
non mi sveglio più
non mi sveglio più.
 

sabato 14 settembre 2013

Convinzioni

Odore di caffè nella casa. Aria fresca, che già mi gela le mani.
Ma la tazzina di caffè calda, riesce ad intiepidirle e mi accontento.
Il gregge richiama e bela risate, tra le canzoni di una tv assopita.
La sua festa, a cui non sono mai invitata, mi irrita e vorrei essere un lupo nero che sbrana ogni cosa, tra brandelli di carne sanguinolenti e pezzi di cervello sparsi qua e là.
Convinzione che io sia la pecora nera. Convinzione che le mie azioni non siano servite a nulla, se non a riempire di mangime la stalla.
Ho rafforzato, là dove avrei dovuto demolire.
Ho protetto, ciò che avrei dovuto sbranare, a causa delle mie intime convinzioni del cazzo.
Ed ora, è troppo tardi.
Il gregge verrà mangiato da qualcun altro, ma nessuno sospetta, nessuno sa niente.
Anzi, va bene così e le pecore belano saluti di gioia dalle loro teste lanose.
Sono il vostro lupo, ma non vi dilanierò: lo farà qualcun altro per me.
Mentre io resterò a guardare.

mercoledì 11 settembre 2013

Tre (2010 - 2013)

Quando si dice, a volte, che dalle Parti s'impara il Tutto.
Per te, ho universalizzato il concetto di morte,
ho aspettato che il dolore scendesse dal cielo come 
la costante, debole, innocua, abituale pioggia irlandese.
Nei miei viaggi di ritorno, ho trovato il modo
per raccontartelo, imparando dai ragni che tessono tele
pallide, stagnanti  ma intricate, che contrastano col pulviscolo mattutino.
Ho aspettato che la voragine mi risputasse dall'inferno,
ho remato contro concetti precostituiti,
ho cercato di capire fin dove potevo ricordarmi di te,
chè i ricordi erano pochi e diventavano vaghi, 
cazzo, diventano ombre.
Ma non mi arresto, ti sto ancora cercando e forse ti trovo.
E se non ti trovo, ricomincio, che alle ombre non ti ci lascio.
Alle ombre non ti ci lascio.

domenica 25 agosto 2013

Hard sun




Voci assordanti dalla strada.
Bambini in bicicletta, sciame colorato di festività chiassosa ed ingenua.
Mamme roboanti, grasse e vocianti, in ciabatte e braccia molli di carne bruna.
E' quel palazzone decadente, scrostato, 
scheletro che ricovera famiglie disagiate di peruviani ed italiani 
di un Sud Italia che li ha rigettati 
come loro rigettano i propri figli sulla strada, 
che fa da alveare ad una qualche molle indolenza 
a me sconosciuta.

Volano parolacce, grida, risate, richiami.
Odio tutto questo.
Involucro segreto di carne, grasso, 
umori viscerali, voci umane simili a latrati, 
passaggio maledetto di esseri grondanti sudore, 
pulsioni, battiti, grettezze e bassezze, convinzioni ataviche.
Odio tutto questo. 
E' ciò che mi fa capire quanto loro siano partecipi della vita, 
come animali, come formiche 
che provvedono ai loro bisogni primari, 
come le vacche e le giumente,
dal grosso ventre rosa riposano all'ombra.
Voglio la polvere, che sia sabbia, che sia rossa, che sia sale:
 i fuochi di notte, il "qui" e l' "adesso".
E invece m'inclino, desisto, rimando
in vapori e sbuffi di inconsistenti considerazioni:
sono un puledro legato al palo della necessità,
imbrigliato dal tempo ad una casa-caserma,
ferrato a doveri e maledizioni, verticali discese
di false cause accidentali, mai naturali.

venerdì 23 agosto 2013

Karma al neon

E tra le altre cose, imparerai che la legge del Karma fa male.
Sempre.
E che quello che accade, non dovrebbe accadere... o forse, segue solo la frigida logica della casualità, sterile madre di tutte le ipocrisie, latente, inafferabile condizione di ogni vacuità, vanità, neon verdeazzurro luce d'acquario, neon giallo luce della metropolitana, neon bianco d'ospedale.
Il Karma è una luce al neon priva della pacata attitudine alla staticità degli oggetti.


martedì 20 agosto 2013

La Madonna torna al Santuario

Vento leggero, ma timido. Un'unica valle, poche colline, troppi ricordi.
Vociare partenopeo monocorde tra le vie conosciute.
Cani randagi dai grandi occhi vuoti, finestre aperte e porte socchiuse.
Frullano le immagini come ali di rondine, vecchi e bambini, bambini e bambini, vedove alle porte nere d'abitudine.
E poi cos'è successo?
L'ingranaggio s'inceppa, qualcosa va storto, la notte s'appiattisce sulle colline e la Madonna il quindici agosto, ritorna al Santuario.
Qualsiasi cosa succeda, il quindici agosto la Madonna torna sempre al Santuario.
Sulle tracce dei ricordi seguo piste incontrollate, indizi fasulli, passi alle spalle. Parole che cercano parole ma che scelgono silenzi quieti.
Qui, ora, mi salvo solo se divento animale.
Coda di bestia e orecchie da lupo: l'istinto mi protegge dal male, mi copre, mi culla ed io sparisco nel nulla. Mentre la Madonna nella sua veste rossa, torna al Santuario.
Madonna inconsapevole, innocente, luna artificiale, tacito simulacro radioattivo, insolente manichino senza risposte.
Nella notte lunga di un non ritorno, di un ritmo incessante che ricorda ai vivi di non essere morti.
Forse.

domenica 18 agosto 2013

In the blue august moon

Agosto ride rumoroso, fugace, saccente, sberleffo vincitore che brucia l'estate con fiammiferi umani. Le teste pendono e prendono fuoco con scintille verticali di paure orizzontali. Pensieri orizzontali di non ritorni reali e pericolosi. Il balcone davanti casa mia, illumina la notte di falsa speranza: un bimbo vi dorme ammalato. 
Quello che è già stato, ritorna imperioso, cane arrabbiato più feroce di prima: non lascia risposta, non aspetta reazione, ti morde e ti secca col sole d'agosto che arde e non riscalda.
E fumo. Fumo nero che odora di sambuca versata sui giorni passati, buttati, andati, su quelli che dovevano essere distrutti e fagocitati... e che invece tornano, ti trovano e ti tradiscono.

Agosto m'è sempre stato sul cazzo.

Mese dell'addio e di infanzia che si prepara a crescere, sradicata come una margherita bianca, mese di aspettative, mese dove il sole è cattivo e affamato. Forse agosto sente le speranze dell'inverno, dei pensieri gelati nella notte di S. Lorenzo, dei pastori col naso all'insù... da che mondo è mondo, delle vite che all'aria aperta si flettono alla luna e ne anelano i battiti. Agosto è il mese delle false promesse, di illusioni raccontate come fiabe attorno al fuoco. E' il mese che prepara lo spirito all'autunno e al rigore dell'inverno, ti tende la mano con quel "forse" sospeso a mezz'aria. Mentre la luna è fresca e scintillante come non mai, irriverente e distante dal fallimentare finale umano.

lunedì 21 gennaio 2013

Contemplation is...(A Descent into the Maelström)


Mi siedo qui, sono stanco
La vita, l'universo, tutto quanto
Sulla sponda del fiume prego il vostro dio
che il prossimo cadavere che passa non sia il mio...



Sogno un cimitero di campagna e io là
all'ombra di un ciliegio in fiore senza età
per riposare un poco due o trecento anni
giusto per capir di più e placar gli affanni...





E trovo Andy il matto che e' vent'anni che e' li
e mi dice: qui va bene cosi'
tanto tutto e' troppo e basta quel che hai
e forse un giorno lo capirai
Ma te che ne sai
ma chi cazzo sei?



Quando la tua sveglia suona 
e tu ti chiederai "che or'è?"
che la vita è sempre forte 

molto più che facile...


     
E le senti le vene
piene di ciò che sei
e ti attacchi alla vita che hai...




Amica cara, amica speranza
parti da qui, dalla mia stanza
e vola, sali più in alto della paura
che ci corrode, che ci tortura, e vai!




E ripenso alle due o tre cose 
CHE MI FANNO DAVVERO:
annegarti negli occhi, rubarti il respiro
è la vita che va, è la vita che va...


La vita lo sai bene
ti viene come viene, ma è fuoco nelle vene 

e viverla insieme
è un brivido, è una cura...

martedì 8 gennaio 2013

La ballata di Mary la Grigia



Mary la Grigia viveva nel bosco
a raccoglier mirtilli e fascine secche
Mary la Grigia dormiva nel bosco
a veder diventar le sue dita vecchie.

Mary la Grigia aveva un bambino
biondo di grano e rosa di seno
Mary la Grigia aveva un bambino
di novanta giorni nemmeno.

Ella prese un coltello lungo e affilato
e senza timore lo stringeva in mano
dolcemente trafisse il bimbo addormentato
Mary la Grigia senza un cuore umano.

Tre colpi fanno tremare la porta
due poliziotti e un uomo severo
trascinano via la vecchia ormai smorta
pallida e bianca come fosse un cero.

Mary la Grigia giaceva in prigione
senza il rimorso di quell'odio supremo
Mary la Grigia non trovava una ragione
nell'ultima ora del suo momento estremo.

Ella alla forca non prega nè spera
con la corda sul collo non cede al lamento
Mary la Grigia al vento pende leggera
e si confonde col fumo del cielo d'argento.

Di Mary finiron così le malefatte
cominciate nel bosco vicino al fiume
e fu la fine anche del bimbo di latte
che mai di questo mondo ne vide il lume.


* Liberamente ispirata da Weila Waila, The Dubliners.