martedì 22 luglio 2014

17: 47

Dice il testo di una canzone che non c'è cosa più triste dei fumatori fuori dalle porte degli ospedali.
Il fumo di sigaretta è come l'anima violacea di chi aspetta che il tempo dia una risposta positiva ai dubbi di una malattia che corrode, svuota, dilania le ossa e mastica i muscoli.
E alla fine, ti porta via.
Oppure, potrebbe essere il fumo di chi ha un cuore a metà, mentre l'altra metà batte nel petto di chi giace in quelle stanze verdi e bianche, dai corridoi asettici e disinfettati, ripuliti da ogni traccia umana, animale o vegetale: ciò che è solo vita è sempre troppo definito, la malattia è una zona di grigio che annulla i contorni e sbiadisce le forme. 
Odio le zone di grigio, i colori pastello e le sfumature date male, che imbastardiscono la vividezza dei colori e la purezza dei sentimenti.
Sono ancora bloccata in una falsa partenza che sembra riportarmi indietro.
Proprio ora che sapevo come fare.