lunedì 13 febbraio 2012

Futuro semplice

Ti ho visto per la prima volta
in un giardino d'estate.
Serio, non hai mai sorriso
ma eri già futuro semplice.
La seconda volta
avevi un cappuccio sulla testa,
scolavi la pasta, scherzavi e ridevi.
Ti ho pensato forte e tanto,
ti ho afferrato le mani
tra le grinfie del tempo,
futuro semplice.
Ti ho versato, piano,
liquida anima tra le labbra rosa.
Mi hai dato da bere
bicchieri della tua vita scura
fino a quel momento, ombra.
Futuro semplice
un bosco d'estate
è stato l'altare
i grilli hanno suonato l'organo.
Abbiamo vissuto tra mare e città
abbiamo avuto cento figli,
tutti con i tuoi occhi
e le mani affusolate.
Futuro semplice
e ancora dobbiamo
pensare ai loro nomi,
costruirne le culle,
scegliere i visi e le labbra,
i nostri piccoli dormono ancora.
Dobbiamo fare e vedere
mani, occhi, gambe, strade, vie,
io e te a cinquant'anni
nella prossima nevicata romana
passeggiando a Via Cavour,
davanti al negozio di musica,
con disegni da inventare,
poesie da scrivere
ed altri cento figli da fare.
Il futuro è semplice.


A Giulio

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