mercoledì 30 maggio 2012

Is it just a waste of time? Mother - Part I

E ora che vai per il mondo, le ali potrebbero spezzarsi per qualche folata di vento troppo forte o per una spina. Sì, una di quelle spine belle grosse che si conficcano al centro, nel cuore delle piume.
  
Mother, do you think they'll drop the bomb?

Ma che dispiacere vederti così, inerme sotto una montagna di coperte accatastate sul piccolo corpo da uccellino. Anche se ami mostrare agli altri di essere forte, imitando lo sparviero che sfida le altitudini, sei un uccellino spaurito nella nebbia, un pettirosso dal cuore ferito che vaga nel giardino di casa.

Mother, do you think they'll try to break my balls?
Mother, should I build the wall?



Eppure...sono domande che si son fatti tutti, credimi. 
Non t'ho mai visto così, al chiuso della notte che respiri in un bozzolo di farfalla. Chi ti ha fatto del male sapeva di colpire solo la tua spavalderia, quella che sempre dimostri, quella che evidenzi come un toro che porta in giro il suo furore.

Mother, do you think she's dangerous to me?
Mother, will she tear your little boy apart?
Mother, will she break my heart?


Ed anche se fosse? Sì, così è stato. 
Ma se tua madre controllerà sempre tutto, chiederà tutto di te e aspetterà finchè non torni a casa, tenendoti in salute e al pulito, prendendo sempre e solo per cielo la sua testa, sappi che c'è qualcun altro là fuori, dietro la porta della tua camera, che prende per cielo solo quello che c'è in alto, fuori dalla finestra, che ci stringe in un grigio abbraccio di nuvole o giallo di sole e luce, ogni giorno.


Mother, did it need to be so high?


venerdì 18 maggio 2012

A bad day... (tutto da venire)

Oggi mi rode maledettamente.
E col fatto che sono solo le dieci di mattina, o me la faccio passare o rischio di farmi mandare a quel paese.
Notte di merda, sogno di merda e puntuale mal di testa del buongiorno.
Sono intollerante al massimo, mi sta dando fastidio pure il mio cane.
Ma io mi chiedo: perchè ho sempre centellinato il tempo che mi è stato dedicato dagli altri, soppesandolo come oro colato e rara attenzione che mi veniva rivolta, con in testa il silenzioso frullare del battito d'ali della solita domanda..."Ah, è per me questo tempo? E' mio questo momento? Grazie!".
Anche nel più stupido discorso, lascio che siano gli altri a svuotare il loro sacco di "guai" (e vaffanculo, ognuno si vede sempre schiacciato dalla propria croce...ognuno si sente unico e raro...ma che razza di branco di superuomini e superdonne narcisisti del cazzo!!!!!!), mi faccio uditrice dei loro problemi, fino a sentirmi sempre dire: "Ah, con te si parla proprio bene!".
Si parla? E quando mai io ho parlato?
La verità è che forse non m'interessa proprio parlare.
La verità è che ho un grado di socievolezza pari allo zero e oggi vi sbatterei tutti in un campo di concentramento.

giovedì 3 maggio 2012

Chiunque, dovunque

Da bambina, prima di addormentarmi,
stretta nelle lenzuola, a pancia sotto,
nel mio guscio di braccia e piccole ossa,
ad occhi chiusi e con la mente in volo,
immaginavo di svegliarmi la mattina dopo
in un'altra epoca storica,
dipendeva dall'umore
spesso era il Medioevo
casupole di paglia e castelli,
cavalieri e contadini con l'aratro.
A volte il Rinascimento,
rosso porpora e blu cobalto,
sulle tavolozze dei pittori di corte.
Altre volte l'età dei Celti,
capelli lunghi e mantelli,
cavalli selvaggi, gioielli di bronzo
nelle praterie verdi acqua.
E ancora, l'Antico Egitto,
lontano, caldo, polveroso,
dove io ero una principessa
che si svegliava in un letto bianco
di lino, velato, grande come il Nilo.
Potevo essere chiunque, dovunque,
in tanti luoghi diversi, amata, importante,
e plasmare ogni cosa come una maga.
Potevo guardare le stelle
sul dorso del mio cavallo nero, lucido,
criniera lunga e ondulata, nervoso con tutti,
tranne che con me,
uno di quei cavalli di cui dici - Attenti,
è pericoloso, scalcia, sgroppa, sbuffa.
Se fossi stata...avrei potuto.
Se, se, se, se.
Invece no. Sono qui con una coperta di lana sulle spalle, seduta sul letto a gambe incrociate. Le stelle le guardo, ma sono quelle che ho appiccicato io sul soffitto, si illuminano al buio ormai sempre meno, ma va bene così, non importa...per ora va bene così, ho sette chiamate perse sul cellulare per mezz'ora di ritardo, l'eco nelle orecchie del solito esagerato e spropositato cazziatone distruttivo, di parole come lamette scagliate con tutta la forza del mondo, il fiato corto e i battiti a pezzetti, un misto di ansia e tristezza che si perde tra le mura di questa prigione. Ma io, come Canali,  precipito e incandescente come una cometa risplendo, va bene così.
Non giudicate mai chi si arrende.
Nessuno sa, nessuno mai conoscerà cosa c'è dietro.
Ogni passo nel vuoto, è un modo per fuggire da questo Alcatraz in cui ci hanno sbattuto, e liberarsi.
Liberarsi per librarsi.
Va bene così, anche oggi è passata.
Ho preso la mia dose.