lunedì 16 aprile 2012

Ma la volpe venne una notte


Avevo un piccolo coniglio fulvo
biondo, femmina, naso umido.
Me lo tolsero per le neccessità degli adulti,
magnifiche divinità dei bambini.
La vecchia Baba Jaga me lo rubò
portandolo nel capannino di metallo,
insieme a grossi conigli bianchi,
lunghe orecchie, lunghi artigli.
La piccola coniglietta fulva impazzì
di dolore e di parto,
ancora non so e me lo chiedo la notte.
Divorò i figli nati morti,
la mannaia le tagliò la gola,
a mia insaputa, la grassa Baba Jaga
così decise di scannarla.
Piansi per una settimana,
ma dall'alto,
sentenziarono che era giusto così.
La volpe venne una notte
e mangiò il mio coniglio bianco,
e quando me lo dissero,
capii che aveva avuto fame
nei boschi niente cibo,
e cuccioli rossi da sfamare.
Ma la vecchia nonna 
aveva le mani insanguinate
mentre gli segava il collo
con un coltello da cucina.
Mi regalarono la sua coda,
bianca, un batuffolo di cotone.
Piansi ancora una notte.
E così il mio pulcino giallo,
chiuso in una scatola di cartone
a morire soffocato,
nella casa della Baba Jaga.
Solo l'anatroccolo si salvò,
Ester, l'avevo chiamata,
pensando fosse una femmina.
Morì da vecchia, ormai oca bianca, ricurva,
quando nulla più aveva
della viva gaiezza
di cucciolo vivace,
che ancora vedo seguirmi in giardino,
o piccolo, nel cestino della mia bici,
o nuotare nella piscina gonfiabile
che avevo riempita per lui,
o stretto nelle mie braccia,
mentre scappavamo da una vipera.
Il passerotto caduto dal nido,
morì dopo due giorni,
nella lana dove l'avevo avvolto.
La tartaruga di Montecompatri,
tornò a San Silvestro.
I gattini randagi sono tutti cresciuti,
i cani del paese,
aspettavano le mie merendine,
ogni pomeriggio, di code a festa e zampe levate.
Ora, c'è Vega,
a maggio, cinque anni,
ma ancora danzano sbagli
e misfatti, e rancori,
e vogliono mandarla via,
perchè la colpa è sempre mia,
finchè la bambina piange
per il coniglio mangiato dalla nonna-volpe,
la coniglia impazzita, criminale da manicomio,
il passerotto dall'ala spezzata,
conficcata come un palo nel petto,
e i cani presi in catene,
che urlavano di dolore
uccisi nei canili.

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